Multinazionali e ascensori. Sempre più frequentemente, a partire dai primi anni Novanta, grandi multinazionali hanno accorpato piccole attività artigianali, che forniscono servizi nei settori degli ascensori, dando origine ad una sorta di cartello.
In questo modo sono in grado di fornire preventivi di installazione molto più convenienti rispetto a quelli di una società di manutenzione della zona. E soprattutto, in situazioni di elevata criticità, sono in grado di predisporre persino piani di rientro per il condominio.
Un caso emblematico. Per esempio, in un condominio di ottanta unità, sette ascensori e sette piani, dopo che l’amministratore si era dileguato, lasciando un buco di cassa per un mancato pagamento ad una grossa multinazionale per ben 3 anni e facendo sparire la documentazione, la ditta ha organizzato un piano di rientro quinquennale, senza interessi ma chiaramente a prezzo intero. Grazie a questa operazione, che sarebbe stata improponibile per una ditta minore, il condominio è riuscito a mettersi alla pari. Perciò, pur lavorando a costi più alti, la multinazionale è in grado di dilazionare nel tempo il saldo, elemento non trascurabile considerate l’attuale difficoltà ad incassare le rate condominiali e le sofferenze di cassa.
L’altra faccia della medaglia. Ciò non toglie che sul territorio siano presenti realtà di modeste dimensioni, tempestive negli interventi e professionalmente preparate, che, pur prediligendo il pagamento a 30 giorni data fattura, non lamentano eventuali ritardi, comportandosi in maniera più elastica, e si affidano a marche sicure anche se meno tecnologiche.
Le risorse locali. Anche se i marchi appaiono affidabili, ogni impianto è sensibile all’usura. Pertanto sono gli uomini a rendere valida un’azienda. Le multinazionali, a tal riguardo, non forniscono sicurezze: spesso si affidano a tecnici locali, spacciandoli per propri tecnici, che non eseguono buone prestazioni perché non pagati adeguatamente. Insomma, la qualità dei servizi forniti dai colossi multinazionali non è sempre il massimo in quanto tendono a inglobare realtà troppo piccole, con personale meno attento alle necessità della clientela in quanto poco invogliato da un magro stipendio ad operare con coscienza lavorativa.
Le piccole ditte del territorio, al contrario, offrono un contatto più diretto e immediato e con esse si instaura un rapporto basato sulla fiducia, che, inoltre, incentiva gli artigiani locali.
Assenza di referenti fissi. Le multinazionali, con l’avvicendamento frequente dei dirigenti, che comporta l’assenza di un referente fisso, non rispettano le garanzie offerte, asserendo di non essere responsabili della manutenzione del dirigente precedente. Ciò implica un aumento dei prezzi ed uno scarico delle responsabilità a figure sempre più fantasmagoriche. Cosa che non avviene quando si può avere un rapporto diretto col manutentore, nella figura del responsabile tecnico.
I contratti. Le multinazionali hanno la possibilità di presentare buone offerte per la costruzione, ma chiedono contratti pluriennali, che spesso i condomini non riescono neanche a comprendere perché si fanno incantare dall’ottimo prezzo di partenza. Con tutte le clausole presente ci vorrebbe la consulenza legale da parte di una avvocato prima di sottoscrivere tali contratti. In realtà il contratto di manutenzione è pari al doppio o al triplo di quello di una piccola azienda a parità di servizio. Spesso i contratti hanno scadenze decennali e, recedendo prima di tale termine, si ricevono intimazioni a pagare fatture per clausole inesistenti. Le piccole ditte locali, oltre a presentare prezzi inferiori per i contratti annuali, garantiscono un risparmio notevole anche sui ricambi.
Il risparmio. Bisogna aggiungere che le piccole imprese locali, per fidelizzare la clientela, sono più attente a soddisfare le sue esigenze. Insomma, una ditta minore garantisce vantaggio nei costi (con un risparmio che va dal 30 al 50%) e tempestività di intervento e, in caso di ritardo nel pagamento, è più elastica e più incline a un accordo. Inoltre, spesso non chiede supplementi per chiamate nel week end ed è persino aperta a concordare una riduzione del canone di manutenzione, nella formula “all inclusive”. Le multinazionali possono scalare di gran lunga l’offerta solo se messe di fronte alla lamentela di aver ricevuto un preventivo migliore. Se questo è sinonimo di professionalità!
I conti non tornano. Gli amministratori spesso si trovano in difficoltà perché i preventivi presentati dalle multinazionali non vengono rispettati. A parte i costi della manutenzione annuale, ci si ritrova a pagare piccoli interventi che costano da 120€ a 350€, con un’aggiunta, in 12 mesi, del 50% dell’importo del contratto. Le imprese locali, prima di intervenire, contattano l’amministratore e così non si rischia di pagare anche due volte lo stesso intervento. C’è il sospetto che le multinazionali, legate a dei budget di fatturato, a fine anno, per raggiungere quegli obiettivi, operino degli interventi di cui non c’è davvero bisogno.
In sintesi. Eliminare i rapporti con le multinazionali è vantaggioso per abolire i costi elevati legati ad un’assistenza come tante altre (anzi, gli impianti che si bloccano di frequente sono proprio quelli gestiti dalle grandi aziende), contatti con personale sempre diverso che ti costringe a presentare un problema già spiegato ripetutamente, numerosi interventi rifatti per gli stessi motivi (col tentativo persino di rifatturarli) in poco tempo, creazione di ostacoli e difficoltà per ottenere pezzi di ricambio quando si interrompono i rapporti con loro. Da quanto detto, forse rivolgersi ad una ditta di installazione e manutenzione “locale” avrebbe molti più vantaggi soprattutto per garantirsi una assistenza diretta e soprattutto più competitiva a livello economico.
Fonte: Condominioweb.com
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