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Cosa fare per ottenere che le assemblee si svolgano ad un orario che ci consenta di partecipare?

assemblea-cond.leUn lettore scrive:

L’amministratore del condominio in cui abito fissa sempre le assemblee ad un orario (le 18) che non mi consente di partecipare personalmente in quanto lavoro tutta la giornata.

Non sono l’unico che si trova in questa situazione, tra l’altro con le nuove norme sulle deleghe rischiamo di non poterle rilasciare ai nostri vicini.

Che cosa possiamo fare per ovviare a questo problema?

Sgombriamo il campo da ogni dubbio: il codice civile non dice nulla in merito agli orari di svolgimento delle assemblee.

Gli unici riferimenti temporali riguardano la distanza tra prima e seconda convocazione. Innanzitutto si specifica che se l’assemblea non si tiene in prima convocazione si può tenere in seconda convocazione, un giorno successivo a quello della prima e, in ogni caso, non oltre dieci giorni dalla medesima (art. 1136, terzo comma, c.c.).

L’art. 66, secondo comma, disp. att. c.c. specifica che “l’assemblea in seconda convocazione non può tenersi nel medesimo giorno solare della prima”. In pratica se la prima convocazione è indetta per il giorno 1 alle ore 18, quella in seconda convocazione potrà svolgersi il giorno 2 ma solamente dopo dalle ore 18. Un modo per cercare di rendere effettiva la prima convocazione che, invece, è notorio venga considerata una mera formalità.

Ad di là di questo nulla. Ed allora? Allora è necessario vedere che cosa dice la giurisprudenza in merito all’orario di svolgimento. Poche sono le sentenze in materia.

In una pronuncia resa dal Supremo Collegio nel 2000 si legge che “l’amministratore è libero di fissare l’ora di convocazione dell’assemblea e che la convocazione in ora notturna non rende impossibile la partecipazione alla stessa. Chi, pertanto, diserta l’assemblea condominiale in prima convocazione perché, data l’ora fissata, ritiene che l’assemblea sarà tenuta in seconda convocazione, opera a suo rischio” (Cass. 22 gennaio 2000 n. 697).

L’amministratore, però, deve agire con la diligenza del buon padre di famiglia e quindi cercare di uscire incontro alle esigenze dei condomini. Certo è che le esigenze possono essere le più varie e non sempre si riesce ad accontentare tutti. E quindi? Che fare? In questi casi i condomini possono cercare di trovare una soluzione in assemblea.

Nella stessa pronuncia appena citata si legge che in materia di modalità di convocazione e svolgimento dell’assemblea “il codice rimette alla volontà dei partecipanti al condominio la relativa regolamentazione e il singolo condomino non può pretendere, contro la volontà della maggioranza dei partecipanti stessi, quindi fino a quando una diversa disciplina non sia recepita dal regolamento condominiale, che l’assemblea di prima convocazione abbia effettivo svolgimento, sia pure al solo fine della verifica della mancanza del numero legale, e che per il suo inizio venga fissata una determinata ora anziché un’altra” (Corte d’appello di Roma 22 gennaio 1997 in Cass. 22 gennaio 2000 n. 697).

Come dire: se nulla è stabilito si può tentare di ottenere dall’amministratore un orario più consono alle proprie esigenze. Se così non vi si riesce allora si può provare la via assembleare, ma se in riunione di decide nel senso opposto (es. riunioni solo nel pomeriggio e non la sera) non si può fare nulla.

Fonte: Condominioweb.com

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