Raccolta differenziata in condominio. Nel ginepraio normativo sono i condomini a pagare

Numerosi sono i problemi riscontrati dalla raccolta differenziata effettuata dai condomini, soprattutto quando è eseguita col metodo “porta a porta”. Spesso tale sistema si rivela inadatto.

Forse bisognerebbe differenziare la normativa a seconda del contesto urbano?

Un sistema virtuoso ma inadatto ai condomini. La raccolta differenziata, pur essendo vantaggiosa per la gestione dei rifiuti e delle discariche, comporta una serie di difficoltà organizzative, soprattutto per la realtà condominiale e in particolar modo laddove la raccolta avviene “porta a porta”. E, se si tiene conto dei metodi applicati e delle risorse a disposizione, si comprende che la normativa vigente non aiuta affatto.

È inapplicabile un metodo di raccolta in modo indiscriminato in qualunque contesto urbano e in particolar modo nelle residenze di tipo concentrato, come i grossi condomini, che non dispongono di spazi idonei per il deposito della quantità di rifiuti che si produce tra una raccolta e l’altra. Infatti, tali fabbricati quasi mai sono stati realizzati secondo regole edilizie che prevedessero aree adeguate, funzionalmente progettate per la collocazione di contenitori di raccolta.

Casi di insuccesso. La macchinosità dell’applicazione di questo metodo si è rivelata lampante in un comune della provincia di Bari, nel quale è stato imposto ad un condominio non solo di provvedere allo spostamento all’esterno, in giorni e orari prestabiliti per lo svuotamento, e alla ricollocazione all’interno dei contenitori, ma anche al lavaggio e alla disinfestazione degli stessi. Ma è impensabile costringere un condomino, magari anziano, o un portiere a esporre e a ritirare i cassonetti in giorni e orari prefissati!

Inoltre non tutti i condomini dispongono di spazi interni in cui collocare i cassonetti, come previsto dalla legge. E molti palazzi, in cui vivono magistrati o altri “obiettivi sensibili”, non possono ospitare bidoni per ragioni di sicurezza.

Piano di sviluppo. A giugno 2012, nel Comune di Roma, il gruppo di lavoro Roma Capitale-Ama-Conai, con il contributo del Ministero dell’Ambiente, ha elaborato un Piano di sviluppo della raccolta differenziata, con lo scopo di raddoppiare in due anni la quota di rifiuti da avviare al riciclo. Per mettere a punto il Piano di sviluppo della raccolta differenziata sono stati considerati vari aspetti, come le caratteristiche morfologiche e urbanistiche del territorio, la densità della popolazione, le caratteristiche dei rifiuti prodotti, la disponibilità di spazi condominiali e quella di spazi sui marciapiedi, le eventuali ostruzioni allo svuotamento dei cassonetti e i sistemi attuali di raccolta. La città è stata quindi suddivisa in 155 Zone Territoriali Ottimali, classificate in 6 categorie in base all’applicabilità di sistemi di raccolta domiciliare di porta a porta.

E sono stati previsti solo 2 sistemi di raccolta: il domiciliare porta a porta e la raccolta stradale opportunamente riorganizzata. Con il Regolamento per la gestione dei rifiuti del Comune di Roma n. 105 del 2005 e le successive Ordinanze del Sindaco la raccolta differenziata è stata resa obbligatoria per tutti e sono state definite precise sanzioni per chi non rispetta le norme. Ad ogni condominio romano vengono assegnati appositi trespoli per la raccolta differenziata di scarti alimentari e organici e materiali non riciclabili, che devono essere custoditi all’interno della pertinenza condominiale. Essi vengono svuotati, con cadenze stabilite secondo un calendario affisso nel condominio, dall’apposito operatore, con ingresso nella pertinenza condominiale, che li ricolloca all’interno del condominio. I rifiuti consegnati in modo errato sono lasciati sul posto con un bollino di errato conferimento dei rifiuti, fatte salve le sanzioni previste dalla normativa.

Soluzione condivisa. A Mantova invece si è preferito dotare gli operatori ecologici di chiavi passpartout per i palazzi che dispongono di cortili. Saranno quindi gli stessi operatori con chiavi messe a loro disposizione, ad entrare per prelevare i cassonetti e svuotarli nei loro mezzi. I residenti, dunque, potranno evitare di esporre i rifiuti ma dovranno conferirli direttamente nei quattro contenitori differenziati. Per gli altri edifici, dove non c’è lo spazio interno, c’è la disponibilità del gestore a far intervenire i propri operatori, a patto che qualcuno tra gli inquilini si assuma l’onere di esporre in strada il cassonetto, entro le 20.30, e poi di ritirarlo una volta svuotato.

Gli “accertatori” e le multe. Ricordiamo che sono previsti in caso di errore anche delle salate multe che vengono effettuate attraverso appositi agenti, gli “accertatori”, armati di blocchetto dei verbali, con il quale multano il condominio che ha sbagliato a fare la raccolta differenziata, l’Amministrazione comunale si premura che le regole sulla raccolta porta a porta siano rispettate. La procedura è la seguente: in caso di errore, gli accertatori mettono un avviso che informa del mancato rispetto delle regole. Al giro di controllo successivo, se non compaiono cambiamenti, scatta la sanzione. Al 31 agosto 2012 sono state registrate ben 20.625 sanzioni! E se l’errore è del singolo, a pagare è invece l’intero condominio.

Il ruolo degli amministratori di condominio. Non pochi amministratori hanno ricevuto un verbale di contestazione per l’intempestiva esposizione dei sacchetti in strada o per errori nella distribuzione dei rifiuti all’interno dei sacchi “differenziati” da parte degli organi comunali. All’amministratore inoltre spetta anche il compito di addebitare la spesa, per niente irrisoria, al complesso condominiale, ripartendola, in base ai millesimi, tra tutti i condomini, costretti a pagare la sanzione a causa della negligenza di alcuni. In realtà è una soluzione poco equa e non condivisibile in quanto a pagare è l’intero condominio a causa dell’impossibilità di individuare il vero responsabile.

Fonte: Condominioweb.com

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