Pressione fiscale sugli immobili: + 37% in un anno

La pressione fiscale sugli immobili italiani è cresciuta del 37% in un anno, ed è tutta “colpa” dell’Imu. È questa l’estrema sintesi elaborabile dopo la pubblicazione degli ultimi aggiornamenti da parte del Dipartimento delle Finanze e dell’Agenzia del Territorio che – prendendo anche spunto dai comportamenti delle singole municipalità in tema di imposta munica – hanno scattato una impietosa fotografia del fisco sugli immobili tricolori tra il 2011 e il 2012.

Per rendersi conto dell’incisività dell’imposta municipale unica basta d’altronde osservare le principali elaborazioni statistiche sul tema: mentre nel 2011 l’imposta di natura patrimoniale (Ici) aveva un peso pari a 9,20 miliardi di euro su un totale di 32,33 miliardi di euro di imposte sul patrimonio immobiliare, nel corso del 2012 l’imposta patrimoniale (Imu) ha gravato per 23,10 miliardi di euro, su un totale di 44,18 miliardi di euro. In altri termini ancora, dal 2011 al 2012 il fisco sugli immobili è cresciuto del 37%, mentre – in esso – il peso delle imposte di natura patrimoniale è aumentato del 155%.

La preponderanza dell’Imu nel recinto delle imposte immobiliari ha eroso quote di rilevanza da parte delle altre voci della pressione fiscale nazionale. In alcuni casi, come nell’ipotesi delle imposte di natura reddituale, si tratta di una contrazione attesa – visto e considerato che l’Imu è andata a inglobare una parte di tali elementi onerosi. In altri casi, invece, la flessione del gettito fiscale immobiliare sembra essere determinata dal calo delle transazioni sul territorio e dal “flop”, più o meno dichiarato, da parte di alcune forme contrattuali.

Nell’ordine, le imposte di natura reddituale come l’Irpef e l’Ires sono passate – come era lecito attendersi – dai precedenti 8,18 miliardi di euro agli attuali 6,64 miliardi. In calo anche le imposte sui trasferimenti, che subiscono un traghettamento dai precedenti 12,89 miliardi di euro agli attuali 12,67 miliardi. Diminuiscono anche le imposte sulle locazioni, non tanto per colpa della mai decollata cedolare secca (stabile a 970 milioni di euro), quando per la contrazione delle imposte di registro e di bollo, che perdono 209 milioni di euro passando da 1,09 miliardi di euro a 800 milioni.

Fonte: Condominioweb.com

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